Lombardia: il TAR respinge il ricorso

Da oggi nelle provincie di  Brescia, Milano, Monza e Brianza, Varese, Como, Mantova e Lecco i roccolatori potranno ritornare ad esercitare la loro passione. Lo stop del 17 Ottobre ha avuto come causa un ricorso della Lac.
Fortunatamente il ricorso è stato della quarta sezione del Tar della Lombardia Adriano Leo.

Link all’articolo: http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/743370/

Lo strano caso della beccaccia e l’assoluzione del mondo venatorio.

A seguito del rinvenimento di un beccaccino nel centro della città di Lecce si è scatenata l’ennesima e furibonda bagarre con relativi articoli sui giornali in cui si denigrava il mondo venatorio e la crudeltà con cui vengono “sterminati” gli animali.
Fortunatamente è subito arrivata una replica da parte di Giuseppe Raho , cacciatore, appassionato di beccacce e rappres

entante di un’associazione di studio e monitoraggio degli scolopacidi.

Prima cosa, il beccaccino si è rivelato essere una beccaccia, seconda cosa non è stata 
una sola ma ben tre beccacce ritrovate morte in una zona ben circoscritta.
Dalle analisi del veterinario è stato riscontrato per tutti e tre i volatili un trauma contusivo tra petto – becco – collo, con conseguente versamento di sangue le cui cause si
pensa possano essere la rete gas, Ilva, radar militari, ecc)

In questo caso l’intervento di una persona educata, preparata e qualificata ha subito stemperato i toni, ma non solo, ha messo anche in risalto l’interesse e il rispetto del mondo venatorio per la natura.

 

Link all’articolo completo: http://www.lecceprima.it/cronaca/sul-caso-della-beccaccia-morta-la-replica-dei-cacciatori-allo-sportello-dei-diritti.html

Cacciatori e guardiaparco insieme per l’orso marsicano sui Monti Ernici

Accordo fra l’ATC FR1 e i responsabili del PATOM per la Regione Lazio per il monitoraggio della presenza dell’orso marsicano sui monti Ernici
(Jenne, 19 Nov 12)Importante iniziativa di collaborazione fra il mondo venatorio e quello della conservazione della natura. É stata avviata una collaborazione fra i cacciatori dell’ATC FR1 e i ricercatori della “Rete regionale per il monitoraggio dello stato di conservazione degli habitat e delle specie protette (Direttiva 92/43/CEE)” per la salvaguardia dell’orso bruno marsicano nel territorio dei Monti Ernici al confine con il Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini.

L’accordo che sarà sottoscritto a breve in forma ufficiale, nasce sotto l’egida del PATOM (Piano d’azione nazionale per la tutela dell’Orso bruno marsicano) promosso dal Ministero dell’Ambiente e sottoscritto dalla Regione Lazio insieme a tutti i parchi e agli enti territoriali presenti nei territori frequentati dall’orso e costituisce un importante risultato anche per il progetto Life Arctos per la conservazione dell’Orso bruno nelle Alpi e di quello marsicano negli Appennini.

Già dai prossimi giorni insieme, ricercatori e cacciatori, monitoreranno le aree di caccia al cinghiale  alla ricerca di segni di presenza dell’orso prima delle battute di caccia. In effetti, nelle ultime settimane almeno un esemplare è stato avvistato in quelle zone spingendo i responsabili regionali ad indire un tavolo tecnico proprio per affrontare la problematica contingente e soprattutto avviare un confronto con il mondo venatorio per individuare in maniera partecipata nuove metodiche di caccia compatibili nelle zone critiche per la presenza dell’orso.

“Il risultato raggiunto nella riunione del 16/11/2012 rappresenta un importante passo in avanti per la tutela dell’Orso marsicano nelle aree esterne ai Parchi”, afferma il dott. Russo responsabile per il PATOM, “infatti soltanto grazie ad una gestione compatibile delle aree contigue e delle aree di connessione fra i parchi si potrà garantire la sopravvivenza dell’Orso. Con il Presidente dell’ATC Vivoli siamo convinti che questo rappresenta il primo passo di una collaborazione che potrà portare importanti benefici alla conservazione e valorizzazione dei territori montani dove i cacciatori possono svolgere un’azione di rilievo per la conoscenze e la gestione del patrimonio faunistico nello spirito della legge 157/92.”

Anche il Commissario del Parco Regionale Monti Simbruini Maurizio Lucidi e il direttore f.f. Alberto Foppoli condividendo il progetto, offrono la massima collaborazione del personale dell’Ente, sottolineando l’importanza ecologica e il valore turistico della presenza dell’orso.

Per la prima volta sull’Appennino due mondi fino ad ora storicamente contrapposti si alleano per raggiungere un obiettivo comune: la tutela e valorizzazione del patrimonio naturale.

La conservazione dell’orso rappresenterà la prima e più importante sfida di questo nuovo sodalizio.

Fonte: http://www.parks.it

Convegno sulla conservazione della Lepre italica nel Parco dell’Appennino Lucano

(Marsiconuovo, 20 Nov 12) Si è svolto il 17 novembre scorso a Laurenzana un’importante incontro sulla “Conservazione della Lepre italica (Lepus corsicanus) nel Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese”. All’iniziativa hanno preso parte, il presidente del Parco dell’Appennino Lucano Domenico Totaro,Domenico Urga sindaco del Comune ospitante, Domenico Romaniello direttore del GAL Basento Camastra, Valter Trocchi coautore del Piano d’Azione per la conservazione della Lepre italica redatto dall’ISPRA, Egidio Mallia Pierangelo Freschi dell’Università di Basilicata.
Lo stato dell’Arte sulla conoscenza della specie e dell’importanza conservazionistica di questo delicato endemismo dell’Italia centro-meridionale, è stato illustrato da Valter Trocchi, che ha esposto, secondo quanto riportato nel piano d’azione nazionale per la Lepre italica, pubblicato dal Ministero dell’Ambiente e ISPRA (ex INFS), l’importante ruolo che assumono gli enti parco per ampliare lo stato delle conoscenze scientifiche sulla specie e per prevenirne l’estinzione.
Egidio Mallia, impegnato da diversi anni in studi sulla specie e che ha curato la prima indagine scientifica sulla Lepre italica nel territorio del Parco Nazionale, ha presentato i risultati del censimento, riferendo dell’accertata presenza di questa rara specie nel Parco,  ritrovata tuttavia soltanto in alcune località remote dell’area protetta, con piccoli nuclei relitti ed ormai isolati tra loro. A far comprendere l’importanza che assume la tutela e lo studio del territorio per una corretta gestione della biodiversità, ha contribuito il Pierangelo Freschi dell’Università di Basilicata, il quale ha presentato i risultati di uno studio sulla dieta della Lepre italica, mostrando alcune peculiarità nella scelta alimentare della specie legata alla presenza di specie vegetali che crescono in habitat molto delicati. A conclusione dei lavori e del costruttivo dibattito con le Associazioni venatorie e alcuni rappresentanti di Ambito Territoriale di Caccia, il direttore del GAL Domenico Romaniello, il sindaco ed il presidente del Parco Totaro, hanno espresso la volontà e l’interesse unanime ad avviate ulteriori e concrete iniziative di conservazione per la Lepre italica, lavorando per coinvolgere oltre alle realtà che già operano in favore della specie in Basilicata, anche i territori comunali, le ATC, le aziende agricole/zootecniche, le associazioni ambientaliste e venatorie, comprese in area Parco, centrando pienamente l’obiettivo dell’ente Parco e del GAL, che è quello di far conoscere e tutelare le meraviglie e le peculiarità del territorio, offrendo al contempo un’importante opportunità per la crescita e lo sviluppo locale di iniziative ecosostenibili.

Don Dino Martinelli, un prete con la passione della caccia

Brescia: una simpatica storia, che non nasconde niente di strano se non fosse per quello stupore per le cose normali che ai giorni d’oggi disarna la gente. Parliamo di Don Dino un prete di Brescia con la passione per la caccia e la natura.
Nell’articolo, il Sacerdote,  dice alcune cose imprescindibili «Cacciare non è peccato. Per me è la scoperta dell’infinito rapporto con la Natura» e «La Natura è un bene preziosissimo, un dono di Dio nelle mani dell’uomo, che deve farsi suo garante e coglierne i frutti con parsimonia. Quello che fanno i veri cacciatori non sono i seguaci di Diana i responsabili del rischio estinzione di diverse specie. Questo è uno specchietto per le allodole, per un certo ambientalismo di maniera. La vera minaccia per uccelli e natura viene dall’inquinamento, dalla cementificazione, dall’uso massiccio di pesticidi. Ci si dovrebbe mettere sulle tracce di chi inquina fiumi e aria, anziché su quelle dei cacciatori. E guai a definire la caccia «sport» o «divertimento».

Una sintesi del nostro mondo … VERO e RISPETTOSO della natura!

Link all’articolo completo: http://brescia.corriere.it/brescia/notizie/cronaca/12_novembre_1/prete-cacciatore-scomunica-bracconieri-valsabbia-2112514691204.shtml 

Chiarimenti sull’Area Contigua del Parco del Po Torinese

Il quadro normativo sui parchi in Piemonte, e di conseguenza gli effetti sulla attività venatoria, ha subito negli ultimi mesi parecchie evoluzioni. Comprensibilmente accade che cacciatori contattino l’Ente parco del Po e della Collina Torinese, per chiedere dove sia possibile esercitare la loro legittima attività.

Per fare un poco di chiarezza, informiamo quale è la situazione ad oggi 31 ottobre 2012, per quanto riguarda la caccia all’interno delle aree in gestione al Parco del Po e della Collina Torinese,  a seguito dell’entrata in vigore della legge regionale n. 19 del 2009 e della sentenza del TAR dell’ 11/10/12.

Possono cacciare nell’Area Contigua del Parco del Po Torinese coloro che risiedonoin uno dei comuni della “Area Contigua”, cioè i cacciatori residenti nei comuni di: Beinasco; Borgaro Torinese; Brandizzo; Bruino; Brusasco; Carignano; Carmagnola; Casalgrasso; Castagneto Po; Castiglione Torinese; Cavagnolo; Chivasso; Cigliano; Crescentino; Gassino Torinese; La Loggia; Lauriano; Lombriasco; Mazze’; Moncalieri; Monteu da Po; Nichelino; Orbassano; Rivalta di Torino; Rondissone; Saluggia; San Mauro Torinese; San Raffaele Cimena; San Sebastiano da Po; Settimo Torinese; Torino; Torrazza Piemonte; Venaria; Verolengo; Verrua Savoia; Villareggia; Villastellone; Baldissero Torinese; Pino Torinese.

I cacciatori residenti in uno di questo comuni possono cacciare in tutti i territori dell’area contigua, ovviamente a condizione di avere l’iscrizione ai relativi ATC, senza riguardo alla provincia. Ad esempio, un cacciatore residente a Saluggia (VC) può cacciare anche a Carignano (TO) o a Casalgrasso (CN).

Più fortunati sono i residenti del comune di Casalgrasso, in quanto comune compreso nelle aree contigue sia del tratto torinese, sia del tratto cuneese. Pertanto, ferma restando l’iscrizione ai relativi ATC, potrebbero cacciare in tutte due le aree. Lo stesso dicasi per i residenti di Crescentino e Verrua Savoia per quanto riguarda i tratti torinese e vercellese-alessandrino, questo almeno in teoria, in quanto l’Area Contigua del Po nel tratto vercellese è anche ZPS (Zona di Protezione Speciale), quindi, a seguito della sentenza del TAR citata, ad oggi su quei territori non è permessa la caccia.

Sempre ad oggi la tabellazione dell’Area Contigua non è obbligatoria e neppure si sa se e chi dovrebbe effettuarla. I cacciatori che non conoscessero i confini dell’Area Contigua possono richiedere i files delle mappe scrivendo all’indirizzo email:  [email protected]

La sentenza del TAR ha vietato la caccia nelle ZPS (Zona di Protezione Speciale) e nei SIC (Siti di Importanza Comunitaria). Il Parco del Po e della Collina Torinese ha in gestione diversi SIC, tutti più o meno, ma non perfettamente, coincidenti con le Riserve Naturali. In queste aree la caccia  è vietata e le parti coincidenti con le Riserve sono già tabellate. Un nuovo SIC che è stato affidato al Parco del Po e della Collina Torinese è il SIC del Mulino Vecchio, a cavallo della Dora Baltea, dal ponte fra Cigliano e Rondissone fino a Mazzè. In questo SIC la tabellazione non è obbligatoria, ma si sta predisponendo una qualche forma di identificazione dell’area, in modo da rendere più facile riconoscere le aree dedicate all’attività venatoria.

La regione si è attivata per effettuare l’incidenza della caccia nei vari SIC, quindi probabilmente presto ci saranno novità. La situazione è in continua evoluzione e sempre più complicata. Per eventuali chiarimenti non si esiti a contattare il Servizio di Vigilanza dell’ente parco, al numero 01164880164.

Scritto dal responsalbile della vigilanza